Nato a Comiso, in Sicilia nel 1915, Salvatore Fiume fu pittore, scultore, architetto, scrittore e scenografo. A sedici anni, grazie a una borsa di studio, entrò al Regio Istituto d'Arte del Libro di Urbino dove acquisì una profonda conoscenza delle tecniche della stampa: litografia, serigrafia, acquaforte e xilografia.
Gli inizi della sua pittura appaiono piuttosto contrastati, per un eccesso, si direbbe, di temperamento e insieme di preparazione tecnica, che lo fa apparire un pittore di altri tempi, un personaggio estremamente scomodo. Così quando nel 1946 si ripresenta a Milano con due nutritissime mostre usa lo pseudonimo e lo stile acronistico di un inesistente pittore andaluso, Francisco Queyo, esule a Parigi dalla Spagna in guerra. Le sue famose «isole di statua» emergono all'attenzione della critica proprio in questo periodo e la Biennale veneziana ne registra puntualmente la nascita ospitando un grande trittico di Fiume.
Contemporaneamente una sua opera viene acquistata dal Museum of Modern Art di New York. Da allora le personali di Fiume e le sue partecipazioni a mostre collettive si succedono con regolare frequenza, da Milano a Roma, a Firenze, Torino, Parigi, Londra, New York, S. Francisco, Mosca, Bonn.
Contemporaneamente una sua opera viene acquistata dal Museum of Modern Art di New York. Da allora le personali di Fiume e le sue partecipazioni a mostre collettive si succedono con regolare frequenza, da Milano a Roma, a Firenze, Torino, Parigi, Londra, New York, S. Francisco, Mosca, Bonn.
Parallelamente Fiume si trasforma in mecenate di se stesso attraverso le grandiose pitture murali, gli affreschi, i mosaici, le scenografie che gli vengono commissionate in ogni parte del mondo e che egli accetta di eseguire per poter salvaguardare la libertà del suo segreto lavoro di laboratorio. Appartengono a questo tipo di produzione le decorazioni eseguite negli anni dal 1950 al 1953 per i transatlantici «Giulio Cesare» e «Andrea Doria».
Seguono poi le decorazioni per la sede delle riviste Time e Life a New York e per la «Michelangelo». L'ultima opera di questo genere è del 1967: si tratta del grande mosaico che decora l'abside della nuova basilica della Annunciazione a Nazareth. Al 1950 risale anche l'incontro di Fiume col teatro, in particolare con la Scala di Milano. In questo teatro la pittura di Fiume presenterà per molte stagioni immagini e forme coraggiosamente innovatrici, in una larga serie di allestimenti memorabili. Anche altri teatri, come il Covent Garden di Londra, quello dell'opera di Roma e il Massimo di Palermo apriranno alcune delle loro stagioni liriche affidando a Fiume le sue scenografie per le opere inaugurali.
Nel 1962 una esposizione circolante di cento sue opere venne ospitata in Germania da vari musei. Numerose mostre si sono susseguite dopo quell'anno, in Italia e all'estero.
Sue opere sono presso collezioni pubbliche e private in Italia, America, Francia, Inghilterra, Germania, Svizzera, Iran, Giappone, Olanda, Jugoslavia, Israele. Quando non si trova in giro per il mondo alla ricerca di immagini e forme nuove per la sua pittura, Fiume vive a Canzo, una località della Brianza in provincia di Como.
Salvatore Fiume è morto a Milano il 13 giugno 1997.
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