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Achille FUNI (1890-1972) ✿








































La figura dalle forme giunoniche, tipica del Funi, è aggraziata e trasmette una grande sensazione di rilassatezza. I colori sono straordinariamente vivi, specie il blu lapislazulo, che riluce con grande sontuosità cromatica.
La tecnica è quella tipica del Funi in quegli anni: ad una stesura degli incarnati e del fondale piuttosto liberi, realizzati quasi ad impressione, si va a sovrapporre il disegno del viso, del corpo e dei particolari su cui il pittore vuole focalizzare l’attenzione dello spettatore, secondo una modalità ben collaudata.














Achille Virgilio Funi (Ferrara, 1890 – Appiano Gentile, 1972). Diplomatosi nel 1910 presso l’Accademia di Belle Arti di Brera, dove poi insegnerà dal 1939 al 1960, nel 1914 aderisce al movimento futurista. Elabora una sua particolare versione del futurismo, molto dinamica e originale, per quanto riguarda la suddivisione delle forme e dei volumi. Attraversa un periodo di tentennamenti non sapendo decidere se aderire totalmente al futurismo. Mantiene una certa distanza dal movimento: l’interesse per le forme piene, tipiche del Cézanne riletto da Picasso, lo attrae assai più del vorticoso dinamismo futurista. Nel 1922 nasce il gruppo di Novecento e lui è tra i suoi fondatori. La linea teorica del gruppo si orienta verso un recupero della tradizione classica italiana rivisitata alla luce delle esperienze delle avanguardie degli inizi del secolo. Le sue figure femminili, le nature morte e i ritratti, al di là dell’esplicita aspirazione neoclassicistica, si rifanno alla tradizione artistica ferrarese. L’interesse per la figura come soggetto principale dell’opera e l’attenzione al mestiere sono le caratteristiche dominanti del classicismo degli anni ‘20. Spento l’eco delle dichiarazioni futuriste del Manifesto tecnico del 1910, ora si parla di “umanità”, di centralità dell’uomo nella pittura. Importante la sua opera di affrescatore e di mosaicista: decorazioni ad affreschi per la Triennale di Milano dal 1930 al 1940, affreschi nella chiesa del Cristo Re a Roma, in S. Giorgio Maggiore e nel Palazzo di Giustizia a Milano. Grande mosaico nella basilica di S. Pietro a Roma. Nel 1945 ha la cattedra di pittura all’Accademia Carrara di Bergamo e successivamente ne diviene direttore. Negli anni ’50 torna ad insegnare a Brera.

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